C’è posto per tutt* nel teatro di comunità
Di Marina Cielo
La mia ricerca sugli spazi espositivi per giovani artist* a Venezia parte dal Ghetto. Fulcro della comunità ebraica e sede del Museo ebraico, il Ghetto ospita anche vari atelier tra cui quello di Allon Baker. Non sono un’artista e non so quali possibilità offra loro la città di Venezia, ma so per certo cosa significa essere un/una giovane, magari fuori sede, che deve sostenere il costo di un affitto, delle bollette e di spese varie. Incombenze a cui nel migliore dei casi si riesce a far fronte. Ma quando a giovane si accosta la parola artista si aggiungono ulteriori difficoltà. Allon Baker mi spiega che per 1500 euro a settimana offre il proprio laboratorio, residenza e uno spazio espositivo a chiunque possa permetterselo. Non c’è criterio di selezione, “non sono un curatore” sottolinea, “è una questione puramente finanziaria”. Per qualche giorno dopo aver ricevuto la sua risposta. mi riecheggia nella mente la frase “1500 euro a settimana”. Io, giovane studentessa di 23 anni, potrei permettermi di spendere 1500 euro a settimana? No, e immagino che tanti altri giovani, se non quasi tutti, risponderebbero allo stesso modo.
Mi convinco che Allon Baker offra i suoi spazi ad artist* che possono permettersi di spendere quella cifra. D’altronde un atelier è un’attività commerciale, serve l’iscrizione al registro delle imprese, l’apertura della partita IVA, continui investimenti, e da privato, senza alcun sostegno esterno, è difficile sostenere i/le giovan* artist* senza rimetterci.
Questo primo incontro con il mondo dell’arte mi destabilizza. Dove trovano casa i/le giovani artist*? Decido di rimanere nella zona del ghetto e mi rivolgo alla maggiore istituzione culturale della zona, il Museo Ebraico i cui servizi sono affidati dal 1990 all’azienda Coopculture. Ho mandato una mail per sapere se avessero attività permanenti o continuative per giovani artist*, ma non ho ricevuto risposta né per mail né per telefono. Ho fatto un salto sul loro sito e tra le varie iniziative promosse nel 2021 ho trovato la “Giornata Europea della Cultura Ebraica”. Nel programma della giornata figura uno spettacolo dal titolo “Dialoghi e teatro di cittadinanza: Narrazione, performance, teatro di strada.” È un progetto a cura di MPG cultura, “un’associazione no profit che opera nel settore della cultura e delle arti performative”. Ho contattato allora il regista dello spettacolo nonché Direttore Artistico di MPG Mattia Berto. Dal Ghetto mi trasporta in un’altra realtà, quella del Teatrino Groggia a Sant’Alvise. Per cinque anni il teatro è stato sede di un progetto di residenza artistica promosso dall’associazione culturale Fuoco alla Paglia, sostenuto da MPG.cultura e in collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Venezia.
La residenza ha ospitato dal 2014 al 2018 un gruppo di giovani attori, appena usciti dall’accademia, provenienti non solo dall’Italia, ma anche da altri paesi del mondo.
(nelle foto scattate da Giorgia Chinellato, i performer del laboratorio di teatro di cittadinanza ideato e condotto da Mattia Berto con il supporto del Teatro Stabile del Veneto)
Il progetto non ha finalità di produzione di uno spettacolo, non prevede costi, l’unica cosa che si richiede al gruppo è una prova aperta, un momento di condivisione del lavoro svolto durante le settimane di laboratorio. Mattia mi ribadisce l’importanza di dare casa agli artisti, soprattutto perché questi si ritrovano spesso a non avere spazi adeguati a disposizione. Il teatro può diventare uno spazio per l’incontro, lo studio e la creazione, ma i fondi sono sempre meno. Basti pensare che il Veneto è agli ultimi posti in Italia per spese della Regione per la cultura .
Da pochi mesi Mattia non è più il direttore artistico del Groggia e non mi può confermare che il progetto di residenza si terrà anche quest’anno. Mi fa presente tuttavia che nel suo lavoro cerca sempre di coinvolgere più giovani possibile e che attualmente si sta occupando di teatro di cittadinanza, un progetto che vedrà protagonisti non solo giovani artist* ma anche cittadini di tutti i tipi, nessuno escluso. Un’altra iniziativa che riguarda da vicino la cittadinanza è il “Teatro in bottega”, nata per salvare un salone di parrucchiera che stava per chiudere. L’idea è quella di portare il teatro dove non ci si aspetta di trovarlo, in bottega, nei negozi, e per farlo Mattia coinvolge giovani talenti, attori, attrici, ma non solo, anche ballerini/e, video maker e sound designer, nonché i commercianti. È un teatro che si fa e che vive delle relazioni tra le persone comuni, un teatro di comunità. Se il problema sembra essere lo spazio, allora Mattia usa la città come fosse un palcoscenico.
Mi racconta anche di un’iniziativa del progetto Lei - leadership, energia, imprenditorialità promosso dall’Università Ca’ Foscari di Venezia in collaborazione con il progetto “Arte alle donne!” della Collezione Peggy Guggenheim per favorire l’occupabilità* delle giovani donne. Sono state selezionate dieci giovani che hanno preso parte a tre appuntamenti teatrali. Il gruppo ha ripercorso le biografie di alcune artiste le cui opere sono esposte a Palazzo Venier dei Leoni. Una delle partecipanti si è particolarmente interessata al progetto e ha chiesto a Mattia di poterla coinvolgere anche in altre attività e laboratori teatrali, senza esitazione lui ha accettato.
Attore, regista e illustratore. Potrei definire Mattia un ‘cheerleader’ di talenti, un fan dei suoi collaboratori, un cacciatore di artist*. Il network di persone che ha creato non può smettere di ampliarsi, servono competenze diverse per poter collaborare e incrementare l’attività nell’interesse di tutt*.
Salutandoci Mattia mi confessa di essere un po’ folle e non esita a invitarmi a teatro. Ci tiene a sottolineare che le porte di casa sua sono sempre aperte. Se si riferisse al teatro o realmente a casa sua ancora non l’ho capito, ma in questo caso poco importa, ho la sensazione che per lui non ci sia differenza.
*Nota:
Neologismo che indica la capacità delle persone di essere occupate o di saper cercare attivamente, di trovare e di mantenere un lavoro: l'occupabilità sono le politiche attive del lavoro e gli investimenti in formazione.
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