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Immagine del redattoreFrancesca Carbonara

"PENIS ENVY" DI THE CRASS

Sesso, prostituzione e critica sociale anarco-punk dei primi anni Ottanta
di Lucrezia Migo

Penis Envy” (1984) di The Crass è un album tutto femminista (non femminile), infatti tutte le tracce sono cantate da Eve Libertine e Joy De Vivre e la copertina dell’album porta la firma di Gee Vaucher. Prima le presentazioni: siamo in Inghilterra, nella prima metà degli anni Ottanta del secolo scorso; Margaret Thatcher è Primo Ministro (o Prima Ministra, secondo mandato), la band punk The Notsensibles le ha già dedicato il brano musicale “I’m in Love with Margaret Thatcher” (1979) e la sua politica neo-liberista cambierà gli sviluppi del mondo occidentale nei decenni successivi; mentre scrivo questo articolo è il 2 aprile 2022 e sono passati quarant’anni esatti dallo scoppio della guerra delle Falkland. Le tre donne citate sopra facevano parte del collettivo artistico anarco-punk The Crass, composto da uomini e donne, formatosi in Inghilterra nel 1977, come risposta controcorrente al movimento Punk più famoso di quell’epoca. Scopo di The Crass era quello di affrontare temi politici e sociali in maniera esplicita e, in certo senso, ridicolizzando il movimento Punk, accusando le band che lo rappresentavano di essersi piegate alla volontà delle etichette discografiche (si veda infatti la decisione di The Crass di creare poi una propria etichetta discografica, libera da vincoli di qualsiasi tipo). Si dilettano anche in scherzi telefonici tra Thatcher e il presidente Ronald Reagan.





I temi trattati da The Crass sono forti: si parla di emancipazione femminile, di soprusi su donne e bambini. La copertina di "Penis Envy" ha per immagine centrale la faccia di una bambola gonfiabile. La base musicale è frenetica, le parole sono cantate tutte d’un fiato, sono come i proiettili di una mitragliatrice: The Crass vogliono colpire, ferire, senza armi, ma con la forza e l’energia delle parole e vogliono scuoterti, per svegliarti dal tuo intorpidimento vitale e sociale. Eve Libertine canta tutte le tracce, tranne “Health Surface” e “Our Wedding”, cantate da Joy De Vivre: mentre Libertine canta, la sua voce non si dà pace, è impossibile fermarla, nemmeno lei la controlla, è quello che si direbbe un “ossesso” e forse quello è lo scopo, perché Libertine e De Vivre sono due “streghe” indemoniate in questo album e vogliono esserlo, vogliono essere streghe moderne, ossia donne emancipate e ribelli. Nel testo viene descritta una donna che è vittima dei desideri e dei capricci degli uomini: controllo, sfruttamento, violenza, ingiustizia; non viene fatto un esplicito riferimento alla prostituzione, ma vista la parola “motel” nel titolo del brano "Bata Motel", potrebbe esserlo (o forse non lo è in senso pratico, ma viene trattata come tale). È significativo che un album tutto femminista abbia per nome “Penis Envy” (1984): le tematiche anti-freudiane sono lampanti.





La presunta invidia da parte delle donne del pene e la funzione culturale e sociale dell'atto penetrativo erano già stati messi in discussione da Anne Koedt nel 1970 col suo “The Myth of the Vaginal Orgasm” (1970), nel quale le argomentazioni di Freud relative al fatto che le donne siano da sempre invidiose del membro maschile e quella dell’indispensabile presenza dell’atto penetrativo nel rapporto sessuale eterosessuale sono demolite da Koedt, la quale sostiene che tali argomentazioni siano il frutto (o il seme) della predominazione dell’uomo sulla donna nel rapporto sessuale. Freud potrebbe essere definito il “padre” del concetto di orgasmo vaginale: conferire all’atto penetrativo non procreativo una funzione necessaria al fine del raggiungimento dell’orgasmo della donna. Trasmettere quindi l’idea che, per la donna, l’uomo non sia solo un compagno nell’atto sessuale, ma che sia soprattutto l’unico elemento in grado di condurre all'orgasmo (quando invece questa necessità reciproca non sussiste). Freud riteneva che l’orgasmo vaginale (atto penetrativo), a differenza di quello clitorideo (atto non per forza penetrativo), definito “infantile”, fosse un orgasmo “maturo” (riportando sempre ciò che dice Koedt); ecco quindi che la donna raggiunge la sua maturità sessuale, e non solo, soltanto se è disposta ad accettare questo “compromesso”, liberandosi del proprio egoismo “orgasmico”, ossia accettando l’atto penetrativo e quindi accettando la sua sottomissione ai bisogni dell’uomo che, in un certo senso, sarebbero anche i propri. Oggi sappiamo che, grazie, finalmente, a studi più approfonditi sull’anatomia sessuale della donna, non ha più senso parlare di orgasmi differenti, ma si parla piuttosto di stimolazioni diverse. Si tratta in realtà anche di un’importante conquista per gli uomini, in quanto tutto ciò permette di superare la classica ansia da prestazione e di demolire stereotipi sessuali circolanti nell’universo maschile eterosessuale. In “Bata Motel” (1984) tutte queste argomentazioni sono chiare in strofe come “So come on darling, make me yours, trip me over, show me the floor, tease me, tease me, make me stay” e “My pain’s my own, my pain’s my end” e “The rituals of repression are so old”.





Un brano con elementi e tematiche affini è sicuramente “Pretty Polly” (1980) di The Poison Girls, altra band anarco-punk contemporanea a The Crass, che poteva contare sulla voce roca e graffiante di Vi Subversa, un’artista ancora troppo poco conosciuta; troviamo narrazioni simili relative all’aspetto fisico e all’abbigliamento: tacchi rossi, collant senza cucitura, make-up esagerato, schiuma per capelli. Nel brano di The Poison Girls, Polly vuole scoprire il mondo e affrontare nuove avventure, dopo essere stata “ben” istruita dalla madre nel cercare soddisfazioni frivole e soluzioni facili, ma ben presto Polly viene travolta dalla frenesia della città. Anche questa volta possiamo fare solo delle congetture, difatti non viene mai detto esplicitamente che si tratti di prostitute in questi brani: “Anxious to please, how shall I please you, shall I show you my titty”. Un brano invece che sicuramente menziona in maniera chiara il tema della prostituzione è sempre di The Poison Girls, “The Offending Article” (1982): si tratta di un brano estremamente distopico e cupo (sensazione conferita dalla base musicale, caratterizzata da distorsioni elettriche e suoni bassi e ripetitivi), che affronta temi come la guerra, lo sfruttamento animale, l’egemonia maschile, l’omofobia, l’antisemitismo e la prostituzione: “Butchers are MEN”. In questo caso, l’opinione di Vi Subversa è chiara: la prostituzione è sfruttamento ed egemonia da parte degli uomini ed è proprio “The Offending Article” la chiave per comprendere il significato che il movimento anarco-punk inglese dava alla prostituzione.




Il movimento anarco-punk inglese ragionava in un’ottica marxista e perciò il suo approccio e la sua critica verso la prostituzione potrebbero “suonare” un po’ datati per noi, figli* del capitalismo del terzo Millennio. Noi viviamo in un mondo globalizzato, capitalista e neo-neo-liberista, dove praticamente ogni attività può diventare un lavoro, dove diamo un prezzo a qualsiasi cosa: quindi dovremmo (anzi, dovremo) affrontare il tema sotto una nuova e attuale chiave di lettura. The Pop Group nel 1980 col loro “We are all prostitutes”, un brano musicale scritto da Nick Cave, cantavano “We are all prostitutes, everyone has their price”...e lo siamo veramente?










Fonti:


Leblanc, Laurine, “Pretty in Punk”, Rutgers University Press (1999)

Glasper, Ian “The day the country died”, Cherry Red Books (2006)

Koedt, Anne, “The Myth of the Vaginal Orgasm”, Somerville: New England Free Press (1970)

Bata Motel di The Crass (1984)

Pretty Polly di The Poison Girls (1980)

The Offending Article di The Poison Girls (1982)


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